(Parole e Musica di Angelica Lubian)
Le sue ali m’ha piazzato lì sul banco, l’avvoltoio s’è spacciato per mercante;
dimezzato studia il volo svincolarsi col sorriso storpio di chi riconosce l’ultima corsa in cielo.
La mia Terra mi fa ripiombare al suolo; qualche cosa a trascinare da sotto;
non più piedi non più l’ancora del mondo, il mio mondo può crollare,
sgretolarsi la mia terra, può crollare prima ancora che ci pensi.
Mentre il dramma si consuma dietro un vetro, mentre il vetro ti consuma dietro un dramma;
che domani è un altro giorno ma domani è sempre il nostro giorno dopo.
Solo un pugno d’aria inferto a queste mani, un’offerta accartocciata nella fretta;
l’impazienza tra il bisogno e la pretesa di potersi dare, le mie mani alle tue,
unirle in preghiera e non posso di più.
Mentre il dramma si consuma dietro un vetro, mentre il vetro ti consuma dietro un dramma;
che domani è un altro giorno ma domani è sempre il nostro giorno dopo.
In ginocchio e ci piove addosso tutto;
intrappolati nel deserto, sotto gocce di macerie, coi detriti del lucro sottopelle.
In soccorso l’avvoltoio della prima ora calpesta il rispetto, assorda il silenzio.
Dare un senso a queste forze che conservo, un segno tangibile del bene che proteggo;
vedo e posso fare nulla se non stare lì a vedere.
Se non stare lì, se non stare lì, se non stare lì a vedere.
E siamo solo più inutili, sempre molto più fragili,
sovrani di noi stessi, impotenti per quanto liberi.
Mentre il dramma si consuma,
mentre il vetro ti consuma…